Nel 2025, a Parma, sarà presentata la Carta collettiva per l’architettura italiana
Si è svolta presso l’Università degli Studi di Trieste la seconda tappa di Architettura Italiana Contemporanea (AIC), un progetto di confronto culturale e scientifico – patrocinato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e dalla società scientifica della Progettazione Architettonica PROARCH – sul rapporto tra pensiero e progetto. Un’iniziativa voluta da architetti, docenti di progettazione architettonica e di storia dell’architettura delle Università italiane che si confronteranno in nove appuntamenti. Nell’ultimo, a Parma, nel 2025, verrà presentata la Carta dell’architettura italiana. Le altre tappe, dopo Palermo, del giugno scorso, e Trieste, saranno: Napoli – Aversa, Firenze, Milano, Roma, Bari, Ancona e, infine come anticipato, Parma.
In ogni tappa sarà affrontato un tema, dopo il “Luogo” a Palermo e “Confini” a Trieste, gli altri saranno: Città Discontinua, Sezione, Progetto Urbano, Spazio, Costruzione, Strati, Desiderio e Fondamento.
AIC nasce per volontà del Prof. Dario Costi, Professore di Composizione Architettonica e Urbana presso l’Università di Parma, e dei Professori Luca Lanini (Università di Pisa) e Renato Capozzi (Università di Napoli Federico II) che hanno intuito l’importanza del dialogo intorno all’esperienza di chi lavora oggi sul rapporto tra Teoria e Progetto e tra Storia e Progetto. Due questioni che hanno costituito un peculiare carattere della cultura architettonica italiana del Novecento.
Come dichiarato da Dario Costi, Coordinatore del Comitato Scientifico Architettura Italiana Contemporanea: “A Trieste abbiamo parlato del significato della parola confini: da quello geografico di orizzonte e limite a quello della soglia architettonica. I confini sono i luoghi di contaminazione delle culture. Sono l’occasione per l’architettura di segnare delle differenze urbane tra spazi per le persone e gli spazi complementari dedicati alle infrastrutture e ai servizi. Un modo di pensare l’architettura che si raccorda con la tradizione europea, caratterizzata da corti, recinti, spazi conclusi e che rappresenta una via per reinventare l’architettura italiana contemporanea. Ringrazio i Professori Giovanni Fraziano e Giuseppina Scavuzzo e tutto il gruppo di progettisti architettonici urbani dell’Università di Trieste che ha lavorato al progetto”.